La visione del mondo taoista è di natura olistica, a differenza di quella occidentale che si basa sulla contrapposizione di forze opposte. Queste forze, definite Yin e Yang, sono in realtà due facce della stessa medaglia, come si evince dal Tao, simbolo ormai diffuso anche alle nostre latitudini. Gli opposti sono manifestazioni del Tao e hanno la medesima importanza, pur essendo diversi. Il Dio del taoismo è quindi una specie di Principio ordinatore del mondo, concetto assai lontano dall’immagine di carattere personale tipica delle religioni occidentali. Non c’è bianco senza nero, non c’è luce senza buio, non c’è femminile senza maschile.
La visione globale del taoismo favorisce la comprensione di questo scambio reciproco e dell’azione unitaria cui sono tesi gli opposti. In Occidente, al contrario, essi vengono percepiti in modo distorto, come fossero due fazioni che devono lottare l’una contro l’altra, per primeggiare.
Nella concezione Yin-Yang (che appartiene anche al Confucianesimo e alla medicina tradizionale cinese) i due poli sono l’uno la continuazione dell’altro, pur alternandosi dal punto di vista temporale. Quando il polo Yin (femminile) raggiunge l’apice lascia il posto al polo Yang (maschile) e così via in un moto perpetuo. Da ciò dipende l’equilibrio. Pensiamo per esempio alle stagioni fredde e calde. Le prime vengono rimpiazzate dalle seconde quando raggiungono il massimo di espansione, visto che a quel punto il loro ruolo (costruttivo) viene meno. E viceversa. Ma entrambe sono assolutamente indispensabili per mantenere uno stato di equilibrio sulla Terra. E così vale per la nostra psiche, che non deve necessariamente eliminare le pulsioni “negative” ma renderle costruttive. D’altronde anche la rabbia ha una sua funzione purché non prenda il sopravvento.